Il caso emblematico della situazione della caccia in Calabria, denunciato dalle associazioni ambientaliste: la “cosa pubblica” gestita in modo fazioso e a beneficio di alcuni e non di tutti
“A chi ancora si illude che l’attività venatoria in Italia sia amministrata sulla base dei principi costituzionali di legalità, trasparenza, buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione, suggeriamo di approfondire il recente caso Calabria per far cadere ogni residuo dubbio: da una nota audio diffusa sui social e dalla diretta YouTube della ultima seduta del Consiglio regionale a seguito della ordinanza del TAR che ha vietato la caccia in tutte le aree protette Natura 2000 non solo emergono visioni errate e distorte del ruolo della caccia e delle norme nazionali ed europee a tutela della biodiversità, ma traspare una gestione arbitraria e faziosa delle competenze regionali in materia di tutela dell’ambiente e della fauna selvatica che è patrimonio indisponibile dello Stato e non di una minoranza della popolazione. Per fermare questa deriva chiediamo di ripristinare, nei fatti, i principi cardine che governano l’amministrazione della cosa pubblica”, questa la dichiarazione congiunta della associazioni Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia, WWF Italia.
Nonostante la decisione del TAR Calabria abbia dimostrato la correttezza delle indicazioni che le associazioni ambientaliste avevano già fornito alla Regione in fase di predisposizione del Calendario Venatorio 2020/21 e che non sono state prese in considerazione, l’Assessore Gallo, piuttosto che assumere le proprie responsabilità, continua con la farsa di una concertazione “a senso unico”. All’indomani del pronunciamento dei giudici, infatti, la Regione ha diramato un comunicato stampa nel quale l’Assessorato all’Agricoltura rassicurava il mondo venatorio promettendo di stare lavorando, d’intesa con l’Assessorato all’Ambiente, “per consentire il rapido ed efficace ripristino dell’attività venatoria” anche nelle aree Natura 2000.
Tale impegno è stato rinnovato nel corso della seduta del Consiglio Regionale del 30 settembre durante la quale Gallo ha dichiarato che, grazie alla disponibilità dell’Assessore all’Ambiente De Caprio, riuscirà ad ottenere in tempi brevissimi il “parere VINCA, sia pure provvisorio”. In questa circostanza l’assessore Gallo ha dichiarato di avere incontrato alcuni esponenti del mondo venatorio ed il contenuto dell’incontro è stato ampiamente descritto in un audio diffuso sui social da uno dei cacciatori presenti il quale, dopo aver chiesto la massima diffusione, manifesta l’entusiasmo per gli impegni assunti da Gallo per fare in modo che la Regione si doti in pochissimo tempo della VINCA al fine di superare la sospensione disposta dal giudice amministrativo che l’autore dell’audio definisce addirittura “un abuso”. Nello stesso audio viene inoltre riferita una circostanza che, se accertata, sarebbe gravissima: una funzionaria regionale per avere espresso il suo apprezzamento rispetto al pronunciamento del TAR sarebbe stata “sostituita immediatamente”.
“Ricordiamo, precisano le associazioni, che, ai sensi della normativa nazionale ed europea la Valutazione di Incidenza o VINCA è uno strumento necessario ogni qualvolta si adotti un piano o progetto che possa avere incidenze significative su habitat e specie presenti nei siti della rete Natura 2000, aree istituite appositamente per la conservazione della natura. Tale processo risponde alla esigenza primaria di tutela ambientale che, come più volte precisato dalla Corte Costituzionale, prevale rispetto all’esercizio ludico dell’attività venatoria che, lo si rammenta, è una concessione e non un diritto. Le associazioni ambientaliste, quali portatrici di questi primari interessi non possono essere escluse, per mere valutazioni politiche, dalle decisioni assunte dagli organi pubblici. La VINCA prevede opportune modalità di partecipazione del pubblico, ed in particolare delle associazioni di protezione ambientale, come tra l’altro confermato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Per questo le scriventi associazioni chiedono agli assessori all’Ambiente, De Caprio, e all’Agricoltura, Gallo, della Regione Calabria che sia loro consentito di prendere pienamente parte al suddetto procedimento nonché all’assunzione di ogni decisione o atto che possa produrre effetti sulla conservazione delle specie e degli habitat naturali. Chiedono infine all’Assessore Gallo di chiarire pubblicamente la grave circostanza emersa nella nota audio sopra richiamata in nome dei principi costituzionali di legalità, trasparenza, buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione”.